ABOUT ME

Potrei dividere la mia vita da “ Grande “ in tre fasi

Gli anni bui

La Rinascita

La Consapevolezza

Essenza del paesaggio

Dipingere il paesaggio mi intriga… la natura mi attira ma il problema è non essere banale… devo arrivare non a dipingere il paesaggio ma la sua essenza.. non è semplice anzi forse molto complesso.

Paesaggi inesistenti

Come dicevo sopra dipingere paesaggi mi intriga… sono uscito varie volte a disegnare a pastello… in studio ho provato a fare una tela… risultato banale.

Ho passato una notte insonne a pensare poi ho scoperto l’acqua calda…

ANCORA SULLA NATURA

L’uomo è una brutta bestia, oggi ero in collina a cercare di catturare i colori della primavera, ero in una zona “selvaggia” con qualche casa diroccata in lontananza, guardavo i miei amati calanchi e i primi cespugli pieni di fiori bianchi e rosa… una meraviglia… una meraviglia a tre o quattro km dalla civiltà. Sono rientrato e ho rincontrato le bellezze umane… una schifezza!

Cosa dipingo

Anche quando facevo “ Figurativo” non ho mai dipinto la realtà. Nel colore, nel tratto provo a esprimere le mie sensazioni interiori. Tutto quello che vedo, leggo, sento, lo macero dentro e poi al momento giusto lo butto sulla tela.

Dipingere per me è vivere

Ci ho messo degli anni ma, con l’aiuto di persone che mi hanno capito, ho scoperto che dipingere per me non è un divertimento, neppure un lavoro ma è vita. Lasciamo stare se si è bravi o no, se si è innovativi o meno, ecc.. per me dipingere è respirare. Quando non dipingo è come spegnere la luce, tutto diventa buio. Per motivi di lavoro e familiari, anni fa mi sono beccato un esaurimento nervoso che è durato vari anni. Onestamente un merito grande lo devo a un medico greco dell’ASL di Modena. Quando ho finito con lui stavo molto meglio, anche se ero imbottito di farmaci. Pian piano, prendendo coscienza sempre più che non ero un agricoltore (questo lo avevo capito da un pezzo) ma un pittore, mi sono imbattuto nell’arte Gutai, in poche sommarie parole che non descrivono appieno quel movimento, arte gestuale giapponese (non me ne vogliano gli studiosi ma questo non è un compendio d’arte) che si è sviluppato negli anni 50 del novecento. In America c’era Pollok. Mi sono entusiasmato e ho fatto dei banner (cartoni da imbianchino lunghi una decina di metri) generalmente con fondo nero, dove buttavo colore vivo sopra. Mi sono rigenerato e, grazie alla frequentazione di amici che capivano il mio essere pittore, pian piano ho abbandonato i farmaci.

Dal 1994 al 2014 ho continuato a dipingere, sempre figurativo e pian piano mi sono disinteressato sempre più al lavoro agricolo. Nel 2015 una prima svolta. Avendo digerito la pittura di Morandi, ho presentato a Bologna una mostra omaggio a quest’artista a cui sono debitore e che continuo studiare ancora. Ho tenuto una personale alla Galleria De Marchi di Alessio Boschi dove ho presentato quadri 100×100 e 80×80. Non ricordo quanti, comunque tanti. Li ho realizzati di getto in un mese, un mese frenetico, durante il quale quasi non mangiavo, dormivo male, ero preso solo da una grande voglia di fare.

La mia è una pittura istintiva

Il mio modo di dipingere è sempre stato istintivo. Penso e medito prima, poi aspetto l’idea e dopo il lavoro deve procedere veloce, altrimenti non riesce.